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L'impatto dell'Informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea
Il World Wide Web
L0 Prolusione: L'Information Technology come Crisi e come Sfida
L1: Una definizione di Informazione, il mistero delle 0.
Intelligenza Artificiale: ChatGPT
L1 Appendice: L'invenzione dello Zero
L2: Il ruolo strutturale dell'Informazione: La Terza Ondata
L2 To Do: Nuova soggettività. L'architettura tra comunicazione e informazione, di Antonino Saggio
L3: Comunicazione Marsupiale: Informazione e figure della Comunicazione in Architettura
L3 To Do: La via dei simboli, di Antonino Saggio
L4: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
Sfide, opportunità e insidie dell'IA: verso il Digital Twin, di Alfio Quarteroni
L4 bis: Parte B. Lo strumento
L5: La lunga crisi dell'Ottocento. Ricerche e innovazioni tra architettura ingegneria e arte
L6: La Trasparenza: il catalizzatore dell'architettura della rivoluzione industriale. Il Bauhaus a Dessau
Nuove Sostanze. L'informatica e il rinnovamento dell'architettura, di Antonino Saggio
15.10.2024
L6: La Trasparenza: il catalizzatore dell'architettura della rivoluzione industriale
Il Bauhaus di Dessau
vai alla lezione
Da Weimar a Dessau: La nascita di un’Università Anticonformista
Il Bauhaus ha le sue radici a Weimar, dove venne concepito come una scuola che incarnava il dinamismo di una cittadella universitaria. Si percepiva quasi come un'Oxford europea per lo spirito libero che la animava: giovani da tutto il continente affluivano qui, portando idee anticonformiste e una visione libertaria che contrastava con il clima culturale e politico della città. Ma fu con l’arrivo di
Walter Gropius
che la scuola cambiò volto: sotto la sua direzione, il Bauhaus si trasferì a Dessau, segnando un passaggio fondamentale verso una nuova idea di università, forgiata dalle crisi dell'epoca.
Con il trasferimento del Bauhaus a Dessau, il movimento entra in una nuova fase, concretizzando un'architettura rivoluzionaria capace di rispondere ai bisogni di una società in piena crisi industriale. L’obiettivo di questa nuova architettura è andare oltre i modelli tradizionali, trovando risposte innovative alla crescente urbanizzazione, alla richiesta di spazi produttivi e a una vita collettiva integrata.
L'edificio del Bauhaus a Dessau non è solo una scuola; è una risposta visiva e funzionale alla crisi del tempo.
La sua struttura si distanzia nettamente dalle forme convenzionali: l'architettura è progettata come un’elica, simbolo di dinamismo e innovazione. Ogni parte dell’edificio ha un' organizzazione funzionale e tipologica che ne definisce chiaramente la destinazione: dalle residenze per studenti, ai laboratori, fino agli uffici amministrativi e lo studio di Gropius.
Questo approccio a-tipologico riflette la filosofia stessa del Bauhaus, che vuole essere non solo un luogo di studio, ma un vero laboratorio di idee e di convivenza sociale.
Una delle caratteristiche più innovative dell’edificio è l’introduzione della finestra ad angolo: attraverso l’ampio utilizzo di superfici vetrate, l’architettura accoglie luce naturale e trasparenza, rompendo con le logiche prospettiche tradizionali e aprendo nuovi scenari visivi.
Questa apertura alla luce rappresenta anche un’apertura ideologica: un luogo in cui le idee e le persone si incontrano senza barriere, e in cui la trasparenza è alla base della progettazione.
Tra gli spazi degni di nota, vi è il grande aula polifunzionale che funge da collante tra gli alloggi degli studenti e i laboratori. Questa sala, ampia e flessibile, riflette l’idea di un’architettura in grado di adattarsi alle necessità della comunità, di un luogo in cui le funzioni cambiano in base alle esigenze di chi lo vive.
In sintesi, il Bauhaus a Dessau non è solo un edificio, ma un manifesto vivente di una nuova concezione di architettura e urbanistica. In questo percorso, il nostro obiettivo è fare luce su ogni aspetto, completando insieme la nostra tabella di studio per comprendere appieno l'eredità di questa scuola rivoluzionaria.

Giorgia Mingotto,Chart dei temi dei 3 paradigmi nell'architettura
09.10.2024
L5: La lunga crisi dell'Ottocento. Ricerche e innovazioni tra architettura ingegneria e arte
vai alla lezionePerché ci è voluto così tanto per affermare un nuovo paradigma nell’architettura?
Il percorso dell’architettura è lungo, complesso e attraversato da cambiamenti radicali. Ogni nuovo paradigma architettonico emerge lentamente, e spesso in modo travagliato, perché sviluppare una nuova visione richiede il tempo necessario per interpretare e integrare esperienze precedenti. Noi stessi siamo ancora in mezzo a questo "ciclone" di transizione, ed è importante guardare al passato per orientarsi e allenare la nostra capacità di comprensione.
1. Centovent’anni per il nuovo paradigma: lo studio del passato
Per capire come siamo giunti all’architettura contemporanea, uno sguardo al passato ci fornisce risposte importanti.
Secondo il libro
Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica
di A. Saggio, la nascita degli “architetti rivoluzionari” si può collocare già attorno alla Rivoluzione Industriale francese, con figure come
Étienne-Louis Boullée
e
Claude-Nicolas Ledoux.
I loro progetti miravano a un’architettura di potenza geometrica, simboleggiante la razionalità scientifica e rispondendo ai principi dell’Illuminismo. In un periodo dominato da stili come il Barocco e il Rococò, i lavori di Boullée e Ledoux rappresentavano una rottura netta.
La cultura accademica venne poi rinnovata da Napoleone, che con la fondazione del Politecnico promosse un approccio più tecnico e tipologico. Questa evoluzione richiedeva un processo di razionalizzazione dell’architettura, un lavoro portato avanti anche dalla Scuola di
Durand.
Tuttavia, l’influenza di Boullée e Ledoux rimase latente, quasi “dormiente”, fino a tempi più recenti.
2. L’avvento del ferro: l’industrializzazione e l’architettura
Con la rivoluzione industriale arrivano innovazioni sostanziali: il ferro viene introdotto come materiale da costruzione, essenziale per ponti, hangar e ferrovie. Questo materiale era apprezzato per la sua resistenza strutturale e la rapidità costruttiva, ma il suo utilizzo richiedeva anche nuove tecniche.
La rivoluzione industriale prosegue con altre innovazioni come il cemento armato, sviluppato da due giardinieri.
Un esempio straordinario dell’epoca fu il Crystal Palace, costruito a Londra per l’Esposizione Universale: un’architettura audace, leggera e flessibile, che cambiò la concezione dei materiali.
La Grande Crisi del 1870, con il devastante incendio di Chicago, spinse ulteriormente a trovare nuove soluzioni architettoniche e costruttive. Fu così che nacque il sistema a telaio (o “frame structure”), che portò allo sviluppo dei grattacieli, con la possibilità di raggiungere altezze impressionanti grazie all’uso del ferro e del vetro.
3. L’architettura organica e il movimento Arts and Crafts
Durante questo periodo emergono architetti come
Louis Sullivan
, noti per il tentativo di rendere l’architettura organica rispetto alla costruzione.
Spostandoci in Inghilterra, assistiamo al revival medievale promosso dai Preraffaelliti, che rifiutavano l’industrializzazione, sostenendo un ritorno all’artigianato e all’estetica naturale. Tra questi artisti,
William Morris e
Philip Webb
contribuirono alla nascita del movimento Arts and Crafts, un’idea di “unico mondo” che unisse tessuti, grafica e architettura.
L’eclettismo della fine dell’Ottocento porta con sé una fusione di stili e superfici diversificate, con la crescente esigenza di integrare più estetiche.
In questo contesto, l’Art Nouveau (o stile Liberty) rappresenta un altro passo avanti: un linguaggio unico caratterizzato dall’uso di vetro, ferro e ghisa, con decorazioni ispirate alla natura.
4. La stazione e il nuovo paesaggio metropolitano
In questo periodo, la stazione diventa un’icona architettonica contraddittoria, simbolo del conflitto tra architettura e ingegneria. La stazione simboleggia il dinamismo e il movimento della città moderna, un tema che ritroviamo anche nell’arte impressionista: pittori come
Monet
immortalano stazioni come luoghi di passaggio, rendendo visibile il paesaggio urbano e la vita frenetica che caratterizza il tempo moderno.
L’arte si frammenta, cercando di cogliere la fugacità del momento, come in una fotografia.
5. Il passaggio all’astrazione: Paul Cézanne e Picasso
La transizione verso la modernità si fa sentire anche nell’arte:
Paul Cézanne
affronta una serie di contraddizioni stilistiche, esplorando volumi e colori in modo autonomo rispetto all’impressionismo.
Le sue opere, come Montagne Sainte-Victoire e le sue nature morte, portano verso una frammentazione e una logica analitica che sfociano nell’astrazione.
È qui che la modernità si afferma, culminando con Pablo Picasso e le Demoiselles d’Avignon, una composizione scomposta e dinamica che segna l’inizio del cubismo. Questo nuovo linguaggio sfida i concetti estetici tradizionali, offrendo una visione del mondo innovativa e senza paura della “bruttezza” come nuova prospettiva estetica.
E in architettura?
08.10.2024
L4 bis: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
Parte B: Lo strumento
vai alla lezioneUtensile o Strumento? La Differenza secondo Alexandre Koyré e il Ruolo della Tecnologia nella Cultura
C’è una differenza tra utensile e strumento? Sì, e non è di poco conto.
Per
Alexandre Koyré
, un filosofo e storico della scienza, questa distinzione è cruciale.
Secondo lui, l’utensile (outil) è un oggetto che estende le capacità fisiche del corpo umano: un martello, una pala, una corda, strumenti che amplificano la nostra forza e agilità.
Lo strumento (instrument), invece, ha un significato più profondo, legato alla sfera dello spirito. In particolare, Koyré si riferisce agli strumenti musicali, che non solo amplificano una capacità fisica ma concretizzano e materializzano un’espressione interiore, lo spirito creativo umano.
Per comprendere meglio questa distinzione, possiamo fare un salto nella storia e guardare all’impatto di alcuni strumenti che hanno cambiato il modo in cui percepiamo e rappresentiamo il mondo.
Pensiamo, per esempio, alla macchina fotografica, introdotta da
Nadar
, che ha portato un realismo visivo senza precedenti, simile alla pittura per certi versi, ma con un linguaggio proprio. Successivamente, Edward Muybridge utilizza la fotografia per studiare scientificamente il movimento, dimostrando che questo nuovo strumento non serviva solo alla pura espressione artistica ma diventava anche un mezzo di indagine scientifica.
Ogni nuovo strumento solitamente genera due reazioni opposte:
- da un lato, ci sono coloro che lo utilizzano all'interno delle categorie preesistenti, senza vederlo come un cambiamento radicale;
- dall'altro, ci sono i pionieri, che esplorano le potenzialità innovative del mezzo, mettendo in crisi i paradigmi esistenti.
La fotografia, infatti, non si è limitata a supportare la pittura, ma ha spinto i pittori stessi a reinventare il loro linguaggio. Questo ha portato alla nascita della pittura impressionista, che esplora l’effetto della luce e del colore al di là del realismo.
Allo stesso modo, l’introduzione del cinema ha messo in discussione le arti visive tradizionali, anche se in modo meno sconvolgente rispetto alla fotografia.
Oggi viviamo in un’epoca in cui l’information technology sta trasformando radicalmente il nostro rapporto con il mondo.
A differenza degli utensili che amplificano le nostre capacità fisiche, la tecnologia digitale agisce come uno strumento che richiede una comprensione nuova e sperimentale delle sue potenzialità. Non è solo un mezzo per facilitare compiti esistenti, ma è una piattaforma per l'innovazione.
Considerare l’information technology come un semplice utensile significherebbe limitare la sua portata, mentre comprenderla come strumento ci invita a esplorare come può ridefinire il nostro modo di vivere, comunicare e creare. Ciò implica un approccio sperimentale, capace di cogliere e sfruttare appieno le caratteristiche uniche del digitale, creando nuove categorie e modi di pensare.
La Corda: Uno Strumento di Geometria e Costruzione
La storia offre molti esempi di strumenti che hanno rivoluzionato il pensiero e l'architettura.
Prendiamo, ad esempio, la corda, un oggetto semplice che però, nella geometria antica, era uno strumento potente. Con la corda, si potevano costruire forme geometriche precise e perfette, come il pentagono o l’esagono, e persino elaborare la sezione aurea. Ogni passaggio, da un punto di partenza fino alla costruzione di figure complesse, riflette l’abilità di trasformare un concetto matematico in una realtà tangibile.
Ecco, la spiegazione del processo di costruzione della "Corda Pentagonica", descritta da
Girolamo Pico Fonticulano nella sua opera
Geometria
pubblicata nel 1597.


Giorgia Mingotto, La Corda: Uno strumento di Geometria e Costruzione
La sezione aurea, in particolare, ha un rapporto profondo con l’architettura. Questo rapporto non è casuale: l’architettura, attraverso lo strumento, rende concreti i concetti matematici e geometrici.
Le piramidi egizie, per esempio, incarnano una conoscenza geometrica precisa, mentre la struttura della città romana dimostra una comprensione avanzata delle proiezioni perpendicolari e delle proporzioni.
Qui, il ruolo dello strumento è centrale: è la chiave per tradurre le idee in costruzioni reali, espressioni tangibili della conoscenza.
Nel Rinascimento, con l’avvento della prospettiva, si sviluppano nuovi strumenti di rappresentazione, portando a una visione del mondo scientifica e precisa.
Più tardi, nel Barocco, gli architetti come Borromini iniziano a utilizzare forme più complesse e curve, esplorando possibilità che vanno oltre la semplice rappresentazione prospettica e si avvalgono di strumenti più sofisticati, come il compasso, per tracciare linee sinuose e forme dinamiche.
Questi esempi ci dimostrano come gli strumenti non siano mai solo mezzi per ampliare le capacità fisiche, ma anche dispositivi che ci spingono a esplorare nuovi modi di pensare e costruire.
La tecnologia digitale, come i grandi strumenti del passato, può ridefinire il nostro rapporto con il mondo. Sta a noi coglierne le potenzialità e immaginare come, attraverso di essa, possiamo costruire il futuro.
22.10.2024
Nuove Sostanze
L'informatica e il rinnovamento dell'architettura
di Antonino Saggio
Link all'articolo
«Da un secolo la storia dell'arte in Europa non è soltanto una serie di azioni e di reazioni particolari, ma un movimento di coscienza collettiva»
Con queste parole, Edoardo Persico, nella sua "Profezia dell'architettura", ci invita a riflettere su come l'architettura si inserisca in un contesto più ampio, in cui le forme artistiche sono il riflesso delle trasformazioni sociali, economiche e culturali del tempo. La "sostanza", di cui parla Persico, non è solo un concetto materiale o estetico, ma rappresenta un simbolo di speranza, una tensione verso la modernità, il progresso e l'evoluzione del pensiero architettonico.
Nel pensiero di Persico e di altri grandi esponenti del razionalismo architettonico come Pagano, Terragni e Venturi, si avverte la ricerca di una nuova "sostanza" capace di rispondere ai bisogni della società moderna. Questi architetti non erano solo interessati a una forma stilistica o alla bellezza astratta, ma alla semplificazione e standardizzazione dei processi produttivi, all'urbanistica e all'edilizia popolare, cercando una risposta alle esigenze concrete della vita quotidiana. L'architettura, per loro, non era mai isolata dal contesto sociale, economico e culturale in cui operava.
In quest'ottica, il rinnovamento architettonico di oggi può essere visto come un'evoluzione diretta di quelle tensioni. Come sottolinea l'articolo, non si tratta solo di una questione di gusto o di moda, ma di un cambiamento profondo e sostanziale nelle "regole del gioco", soprattutto con l'emergere della società dell'informazione. Le aree industriali dismesse (le "brown areas") e la trasformazione delle città moderne, non più legate al concetto di spazio fisico limitato alla produzione, sono esempi concreti di come l'architettura debba rispondere alle nuove esigenze funzionali e simboliche.
Le aree abbandonate dalla produzione industriale, come si osserva nel fenomeno delle aree dismesse, aprono nuove possibilità creative ed estetiche. L'architettura deve ora affrontare la complessità della città post-industriale, cercando un dialogo più stretto con l'ambiente naturale e trovando soluzioni che integrino la tecnologia e le informazioni nei progetti urbani. È un'architettura che si inserisce nei flussi dinamici della città, che si ibrida con il preesistente, che guarda a un paesaggio non più dominato dalla mano dell'uomo ma valorizzato da nuove logiche di interazione e fluidità.
Questa nuova fase della disciplina, influenzata dall'informatica e dalle tecnologie emergenti, ci conduce verso una "hyperarchitettura" interattiva e complessa, in cui gli spazi non sono più definiti rigidamente ma interagiscono tra loro in modo fluido, adattandosi ai cambiamenti. La città del futuro, quindi, non è solo un luogo fisico, ma un sistema di reti, informazioni e interazioni, che l'architettura deve saper interpretare e valorizzare.
06.10.2024
Sfide, opportunità e insidie dell'IA:
verso il Digital Twin
di Alfio Quarteroni
Appunti ricavati dalla Lettura Corsiniana del socio Alfio Quarteroni domenica 6 ottobre, ore 12 Sala delle Scienze Fisiche, Accademia dei Lincei, via della Lungara 10, Roma
link alla lettura
locandina della conferenza
Cos'è l'Intelligenza Artificiale?
L'intelligenza artificiale (IA) è uno dei campi più discussi e in rapida evoluzione della tecnologia moderna. Da decenni, studiosi e ingegneri tentano di definire l'IA, con varie prospettive che riflettono la sua complessità. Vediamo alcune delle definizioni storiche e più recenti.
John McCarthy
che nel 1955 fu il primo a coniare il termine "intelligenza artificiale", la definisce come "la scienza e l'ingegneria che creano macchine intelligenti".
Larry Tesler
nel 1970, affermava provocatoriamente che "l'IA è qualsiasi cosa che non è ancora stata fatta",
mentre
Marvin Minsky
nel 1985, la descrive come "la scienza di far fare alle macchine cose che richiederebbero intelligenza se fatte dagli uomini".
Altre definizioni includono quella dell'
Oxford English Dictionary, che parla di "capacità dei computer o di altre macchine di esibire o simulare comportamenti intelligenti",
e quella della
Commissione Europea, che la descrive come "un sistema in grado di analizzare il proprio ambiente e prendere decisioni autonome per raggiungere obiettivi specifici".

Giorgia Mingotto, schema delle profondità dell'IA
Le origini dell'Intelligenza Artificiale?
Anche se McCarthy è il padre del termine, il vero pioniere della riflessione su una "macchina intelligente" è stato Alan Turing nel 1950.
Turing propose il famoso Test di Turing, un esperimento che mira a verificare se una macchina può imitare il comportamento umano a tal punto da ingannare un interlocutore.
L'esperimento funziona così: un interrogatore pone domande a due soggetti, uno dei quali è una macchina, senza sapere chi sia chi. Se l'interrogatore non riesce a distinguere le risposte della macchina da quelle dell'essere umano, allora la macchina può essere considerata "intelligente".
Questo test ha gettato le basi per molte discussioni sull'IA.
I Tre Pilastri dell'IA: Dati, Algoritmi e Computer
Ma di cosa parliamo concretamente quando ci riferiamo all'IA? Ci sono tre elementi fondamentali che alimentano lo sviluppo dell'IA moderna: dati, algoritmi e computer.
- Dati: Sono il "carburante" dell'IA. Si stima che entro il 2025 si genereranno fino a 175 zetabyte di dati, una quantità immensa che equivale a circa 36 milioni di anni di video in HD. Questi dati sono fondamentali per addestrare i sistemi di IA.
- Algoritmi: Sono le istruzioni che permettono ai computer di elaborare dati e prendere decisioni. Gli ultimi sviluppi, come le reti neurali convoluzionali e i modelli transformer (utilizzati, ad esempio, da ChatGPT), hanno rivoluzionato l'IA, rendendola più avanzata e capace di gestire compiti complessi.
- Computer: L'IA richiede una potenza di calcolo enorme, fornita dai cosiddetti supercomputer, come Frontier, che sono in grado di elaborare quantità enormi di dati in tempi rapidi.
Il Machine Learning: L'Apprendimento Automatico
Un aspetto distintivo dell'IA moderna è il Machine Learning (ML), o apprendimento automatico.
L'OCSE (OECD) definisce il ML come la "capacità di apprendere autonomamente, cioè senza l'intervento diretto degli esseri umani, migliorando le proprie prestazioni con l'esperienza".
Secondo
M.I. Jordan e
T.M. Mitchell,
"l'apprendimento è il processo di trasformare l'informazione in conoscenza".
Mitchell, già nel 1997, spiegava che "un programma informatico impara dall'esperienza E con riferimento a un compito T e a una misura di prestazione P se la sua prestazione su T, misurata con P, migliora con l'esperienza E".
Un esempio pratico di ML può essere il riconoscimento delle immagini: un programma è addestrato a distinguere un cane da un non-cane analizzando un grande insieme di immagini etichettate come "cane" o "non cane".
Il modello viene ottimizzato attraverso una serie di algoritmi fino a migliorare la sua precisione di riconoscimento:
data un'immagine x, scrivi un programma che restituisca y=1 se è un cane, altrimenti y=0
Con una soluzione di programmazione tradizionale: scrivi un programma che implementa delle regole decisionali stabilite dal programmatore.
La soluzione del Machine Learning:
1. Raccogliere un set di dati di addestramento \((x_{i},y_{i})\) per \(i=1, ...,n\) (esperienza E)
2. Selezionare un insieme di modelli candidati \(y=f(x;\mu)\) (modello M)
3. Addestrare il modello (misura delle prestazioni P)\[
\min_{\mu \in \mathcal{M}} \frac{1}{2} \sum_{i=1}^{N} d(\hat{y}_i, f(\mathbf{x}_i; \mu))^2 + \text{regularization}
\]
I Modelli di IA e il Digital Twin
Nel panorama dell'IA, le reti neurali giocano un ruolo chiave. Funzionano in modo simile al cervello umano, attraverso nodi chiamati "neuroni" che trasmettono informazioni.
Un esempio è il MLP (Multilayer Perceptron), che è uno dei modelli di rete neurale più avanzati. Tuttavia, nonostante il grande potenziale dell'IA, ci sono delle limitazioni legate a tempo, costi e impatto ambientale.
Un campo emergente che sfrutta l'IA è il concetto di Digital Twin.
Questo concetto, introdotto da John Vickers della NASA nel 2010, descrive un modello virtuale di un sistema fisico che può aggiornarsi in tempo reale grazie ai dati che riceve dal sistema fisico stesso. Il Digital Twin è utilizzato per monitorare e migliorare le prestazioni, prevedere guasti e ottimizzare l'operatività di macchine o processi, rappresentando un'evoluzione significativa nella gestione tecnologica.
Le Tre Tipologie di Intelligenza Artificiale
Quando si parla di IA, è importante distinguere tre categorie principali:
- IA Debole: Questa è l'IA che utilizziamo attualmente. È progettata per eseguire compiti specifici, come riconoscere immagini o elaborare linguaggi naturali, ma non ha consapevolezza o capacità di ragionamento generale.
- IA Forte: È un concetto teorico di una IA in grado di eseguire qualsiasi compito intellettuale che un essere umano può fare, ma al momento non esiste.
- Superintelligenza Artificiale: Questa è ancora più avanzata della IA forte, ipotizzando un'intelligenza che superi di gran lunga quella umana in tutti i campi. È un concetto ancora molto lontano dalla realtà.
Possiamo affermare senza tema di smentita che oggi siamo ben lontani dall'avere un'intelligenza artificiale di livello umano.
I modelli LLM (Large Language Models) sono addestrati su 2 x 10^13 byte (o parole). Ci vorrebbero 170.000 anni per un essere umano per leggere tutte queste informazioni (al ritmo di 8 ore al giorno, 250 parole al minuto). Eppure, un bambino che abbia guardato 300 ore di filmati su Youtube (2 milioni di fibre ottiche nervose, trasportanti circa 10 byte al secondo ciascuna) ha visto 10^15 byte, 50 volte più dati rispetto a un LLM e riesce a comprendere quello che ha visto!
Continuiamo a imbatterci nel cosiddetto paradosso di Moravec: contrariamente alle ipotesi tradizionali, il ragionamento di alto livello richiede pochissimo calcolo, ma le capacità sensomotorie di basso livello richiedono enormi risorse computazionali.
Il principio è stato delineato negli anni Ottanta da
Hans Moravec,
Rodney Brooks,
Marvin Minsky
e altri. Moravec osserva che "è relativamente semplice far sì che i computer raggiungano prestazioni di livello adulto nei test di intelligenza o nel gioco della dama, ma molto difficile o addirittura impossibile dotarli delle capacità di un bambino di un anno in termini di percezione e mobilità".
Analogamente, Minsky ha evidenziato che le capacità umane più complesse da codificare sono quelle inconsce.
"In generale, siamo meno consapevoli di ciò che le nostre menti fanno meglio", ha scritto, aggiungendo: "Siamo più consapevoli dei processi semplici che non funzionano correttamente rispetto a quelli complessi che funzionano perfettamente. Ovvero, semplificando:
Le cose facili per gli esseri umani sono difficili per l'Al e viceversa."
Etica, Rischi e Futuro dell'IA
L'uso dell'IA solleva anche numerose questioni etiche, legate alla privacy, all'impatto economico, all'inquinamento e alla democratizzazione della tecnologia. È cruciale valutare l'uso dell'IA nel contesto appropriato per evitare minacce o problemi non ancora del tutto compresi. L'IA rappresenta un potentissimo strumento, specialmente per la ricerca scientifica, ma richiede una regolamentazione e una governance accurata per gestirne i rischi.
ChatGPT: Un caso studio
Un esempio attuale di IA è ChatGPT, un modello linguistico avanzato che può generare testi, rispondere a domande e anche creare contenuti in modo creativo. Tuttavia, ChatGPT può commettere errori, detti "allucinazioni", poiché è progettato per generare contenuti piuttosto che apprendere la verità dei fatti storici. Questo lo rende un ottimo strumento creativo, ma meno affidabile per lo studio della storia o la consultazione di dati reali.
riferimenti:
M. I. Jordan and T. M. Mitchell, Machine Learning: trends, perspectives, and prospects, in: Science 349.6245, luglio 2015, pp. 255-260
Hans P. Moravec, Mind children: the future of robot and human intelligence, Cambridge, Harvard University Press, 1988
Marvin Minsky, The society of mind, New York, Simon & Schuster, 1986
02.10.2024
L4: Strumenti cognitivi e strumenti operativi: sfida per ridefinire i confini dell'architettura
L'esempio della nozione di paesaggio e della Corda
vai alla lezionePaesaggio
Cos’è davvero il paesaggio?
È una semplice descrizione di ciò che ci circonda o è piuttosto un modo per determinare e dare senso alle nozioni che definiamo realtà?
Quando parliamo di paesaggio, in fondo, ci riferiamo a un'interpretazione. Non è solo un pezzo di natura o un ambiente costruito dall'uomo, è:
"una rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo."
Il paesaggio, quindi, non è sempre esistito. La sua vera epifania si verifica negli affreschi dei fratelli Lorenzetti nella Sala dei Nove a Siena. Con quelle pitture, si può dire che il paesaggio sia stato inventato, e non solo come uno sfondo pittorico, ma come un valore di comunità. Diventa un simbolo di ordine, benessere e armonia tra l’uomo e la natura. Da quel momento in poi, il paesaggio è un equilibrio tra fenomeni antropici (creati dall'uomo) e fenomeni naturali, uniti insieme in una narrazione estetica che definisce uno specifico pezzo di mondo.
Prendiamo Mondrian, ad esempio. Con la sua astrazione, dipinge il concetto di paesaggio dell’era industriale. Le sue linee geometriche rappresentano un’interpretazione del paesaggio che non è più solo naturale, ma fortemente influenzato dalle strutture create dall'uomo. Questo riflette come il concetto di paesaggio sia sempre in continua evoluzione, legato al cambiamento della società e alle visioni del mondo condivise collettivamente.
Paesaggio mentale
Ma cosa succede quando passiamo a un paesaggio mentale? Si tratta di qualcosa di diverso, un tentativo di creare uno spazio operativo dove si sperimentano e si testano strumenti, idee e potenzialità, prima che questi si concretizzino in un nuovo paesaggio fisico.
Il paesaggio mentale è dunque uno stadio in evoluzione. È il preludio a ciò che potrebbe diventare il prossimo paesaggio fisico o culturale. E se pensiamo a quanti tipi di paesaggi esistono, l'inglese ci offre una chiave interessante con l'uso del suffisso "-scape", che indica una scena o una rappresentazione: landscape, urbanscape, moonscape... e persino netscape, un "paesaggio" informatico. Tutti questi sono il frutto di paesaggi mentali che prima non esistevano: da quello geometrico e senza calcolo dei Romani, a quello prospettico rinascimentale, fino al paesaggio astratto e analitico dell'era moderna.
Ma cosa caratterizza un paesaggio mentale informatico?
La rivoluzione informatica ha portato alla nascita di nuovi "paesaggi", come suggerito dal duo Diller e Scofidio con la loro opera
Blur. Non parliamo più solo di paesaggi naturali o industriali: ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo e indefinito, un paesaggio mentale in evoluzione.
Oggi il concetto di paesaggio è più aperto e fluido che mai. Non si tratta solo di ciò che vediamo con i nostri occhi, ma anche di ciò che percepiamo e costruiamo mentalmente. Un paesaggio non è solo uno spazio fisico, ma anche uno spazio di idee, emozioni e significati condivisi, che si adattano e cambiano con l’evolversi delle nostre esperienze e tecnologie.
"Alcune opere dell'architettura recente impongono una riflessione."
Questa frase sintetizza perfettamente il percorso che, dal dopoguerra a oggi, ha visto l'architettura evolvere in una costante ricerca di nuovi significati, senza mai perdere di vista le sue radici storiche.
Il legame tra
Jørn Utzon e
Frank Gehry è un esempio emblematico di come l'architettura possa non solo rappresentare lo spirito del proprio tempo, ma anche essere un simbolo capace di trascendere i confini della sua funzione materiale.
Il Guggenheim di Bilbao, completato da Gehry nel 1997, è stato spesso paragonato alla Sydney Opera House di Utzon per il suo impatto iconico e per la sua capacità di trasformare il contesto urbano e culturale in cui si inserisce. Entrambe le opere non sono semplici edifici, ma monumenti contemporanei che riescono a parlare alle collettività, ispirando una riflessione sull'identità del luogo e sulla relazione tra uomo e ambiente.
Utzon, grazie alla sua visione, ha sfidato le convenzioni architettoniche del movimento moderno, che spesso rifiutava i simboli e le monumentalità legate al potere. La Sydney Opera House rappresenta, invece, un nuovo tipo di monumentalità: non più associata a regimi dittatoriali, ma a una collettività che si riconosce in un'opera d'arte. Gehry riprende questo concetto, inserendo il Guggenheim in un'area industriale abbandonata e trasformandolo in un punto di rinascita per la città di Bilbao.
Questa nuova monumentalità non è più quella rigida e formale di un tempo, ma è fluida e dinamica, capace di rispondere ai bisogni di una società in cambiamento. Gehry, ispirato dall'espressionismo di Scharoun e dal funzionalismo di Aalto, riesce a creare spazi che non solo funzionano, ma che evocano emozioni e stimolano la partecipazione attiva dei cittadini. Il Guggenheim diventa un luogo in cui l'arte, l'architettura e la città si fondono in un'esperienza unica, proprio come accadeva nelle cattedrali gotiche che strutturavano la vita urbana del Medioevo.
Questa tendenza a creare architetture "simbolo" si inserisce perfettamente nell'epoca dell'informazione, dove i messaggi devono essere non solo funzionali, ma anche emotivi e metaforici. Edifici come il Museo della Scienza di Piano ad Amsterdam o il Museo Ebraico di Libeskind a Berlino sono esempi di come l'architettura contemporanea stia abbracciando questa nuova dimensione simbolica. In questo senso, Utzon e Gehry hanno aperto la strada a un'architettura che non si limita a soddisfare i bisogni pratici, ma che si fa portatrice di significati collettivi e universali.
L'eredità di Utzon e Gehry ci invita quindi a riflettere su come l'architettura possa continuare a essere un mezzo potente di espressione culturale, capace di parlare non solo alla nostra razionalità, ma anche al nostro spirito e alle nostre emozioni.
02.10.2024
L3: Comunicazione Marsupiale: Informazione e figure della Comunicazione in Architettura
vai alla lezione
Nel 1956, Alvin Toffler pubblica la sua opera "La Terza Ondata", un’analisi delle trasformazioni sociali e culturali in atto, influenzata dalla rivoluzione tecnologica e dalla modernità. Questo contesto di cambiamento si riflette anche nell’evoluzione dell’architettura, in particolare attraverso il famoso concorso per la Sydney Opera House.
Il concorso si svolge negli anni '50 ed è vinto dall’architetto danese Jørn Utzon, il quale si distingue per la sua visione audace e innovativa. La sua proposta segna una rottura con le convenzioni dell'architettura moderna, in particolare per quanto riguarda la relazione tra forma e funzione. Utzon sostiene che la forma dell'edificio possa e debba liberarsi dalle tradizionali restrizioni funzionali, dando vita a una creatività architettonica senza precedenti.
Infatti la Sydney Opera House sembra una composizione di frammenti di gusci, disposti su un piedistallo che evoca l'immagine di gabbiani in volo. Questa scelta stilistica ha provocato un certo scalpore tra i modernisti, come Le Corbusier, Mies van der Rohe e Frank Lloyd Wright, che avevano difeso a lungo l’idea che la forma dovesse sempre essere subordinata alla funzione. Tuttavia, Utzon dimostra che una forma autonoma può esistere, capace di comunicare emozioni e significati attraverso la sua estetica.
La progettazione della Sydney Opera House ha dato vita a un nuovo tema fondamentale nell'architettura: la COMUNICAZIONE. La capacità di un edificio di esprimere idee, emozioni e valori va oltre la semplice funzionalità. Utzon ha mostrato che l’architettura può essere un mezzo di espressione culturale e sociale, capace di evocare risposte emotive e di integrare la storia e il contesto in cui è inserita.
L’opera di Utzon rappresenta un esempio emblematico di come l’architettura possa evolversi in risposta ai cambiamenti culturali e sociali. La rottura con i paradigmi modernisti ha aperto la strada a una nuova era di esplorazione formale e comunicativa nell’architettura, riflettendo i valori e le aspirazioni di un mondo in continua trasformazione. La Sydney Opera House non è solo un edificio iconico; è un simbolo di innovazione e libertà creativa che continua a ispirare architetti e artisti di tutto il mondo.
Figure retoriche
Le figure retoriche hanno storicamente ricoperto un ruolo fondamentale nelle arti poetiche, utilizzate per abbellire e arricchire il linguaggio. Esse permettono di esprimere concetti complessi in modi evocativi e suggestivi, rendendo il messaggio più profondo e memorabile. Tuttavia, nel contesto dell’architettura moderna, c'è stata una tendenza a ridurre o eliminare l’uso di tali figure, cercando di raggiungere una sorta di tautologia, dove forma e funzione si sovrappongono senza ulteriori ambiguità. Per questo citiamo la Sydney Opera House, in quanto creatrice di scalpore all'epoca.
Parallelamente, anche nel campo della pubblicità si è assistito a un ritorno delle figure retoriche, che si associano a una crescente soggettivizzazione del messaggio. I brand ora cercano di connettersi a un pubblico diversificato utilizzando metafore e simboli, dando vita a una narrazione più coinvolgente.
Citiamo un esempio trattato a lezione:

Byblos ad
Guardando questa pubblicità notiamo e riconosciamo subito due simboli: il fuoco (passione) e una mela in mano (tentazione). Ma in un'attenta osservazione, ciò che attira di più lo sguardo sono due gambe piegate di una donna all’interno di una gonna chiara. E la borsa? È nera e lucida, posizionata in secondo piano.
Questa scelta visiva dimostra quanto la pubblicità moderna possa essere ipersoggettiva. Molti di noi, concentrandosi su dettagli che non riguardano direttamente il prodotto, non riescono a riconoscere il messaggio. Ci sentiamo estranei, quasi esclusi dall’acquisto, come se la borsa fosse fuori dalla nostra portata.
In questo modo, la pubblicità diventa una sfida comunicativa: l’iperpersonalizzazione può rendere difficile la decodificazione del messaggio. La borsa rimane invisibile, e la comunicazione si perde in un labirinto visivo.
Citando un altro esempio trattato a lezione:

Olivetti ad
In questa campagna, la figura che attira immediatamente l’attenzione è una donna con un copricapo esagerato e un trucco impeccabile.
Ma, oltre alla macchina da scrivere – il vero soggetto della pubblicità – ciò che mi colpisce è la posizione delle sue mani.
I due mignoli, sollevati in un gesto distintivo, sembrano richiamare la famosa opera di Michelangelo,
La Creazione di Adamo.
Questa scelta visiva non sembra affatto casuale; anzi, potrebbe rappresentare una potente metafora della materializzazione della differenza tra la vita terrestre e la sfera divina, che in questo caso potrebbe essere interpretata come la tecnologia. Nel 1935, quando questa pubblicità è stata realizzata, la tecnologia era spesso vista come qualcosa di distante e quasi sacro, in contrasto con il mondo quotidiano.
È affascinante notare come oggi, rispetto a quel periodo, il significato di questa immagine si sia trasformato.
Piuttosto che enfatizzare una differenza tra il divino e il terreno, possiamo iniziare a parlare di una alleanza. La tecnologia non è più vista come un'entità estranea, ma come un alleato nella vita quotidiana, capace di migliorare e arricchire le nostre esperienze.
Il ritorno delle figure retoriche nell'architettura
Negli ultimi decenni, l'architettura ha visto un vero e proprio ritorno delle figure retoriche e della narrazione come strumenti di comunicazione. Alla fine degli anni '90, alcuni progetti iconici hanno dato nuova vita a questi concetti, trasformando gli edifici in racconti visivi e emozionali.
Prendiamo, ad esempio, il
Museo Ebraico di Berlino
progettato da Daniel Libeskind. La sua forma angolare e frammentaria non è solo estetica, ma racconta una storia profonda, quella della storia e della memoria ebraica. Allo stesso modo, il Guggenheim di Bilbao, firmato da Frank Gehry, ha rivoluzionato l’idea di museo, trasformandolo in un’opera d’arte in sé, capace di attrarre visitatori non solo per le esposizioni ma anche per la sua architettura audace.
E non possiamo dimenticare il
Kiasma
di Helsinki progettato da Steven Holl. Questo museo è un perfetto esempio di come le figure retoriche possano essere usate per raccontare storie. L’idea di un “intreccio dei nervi ottici” per rappresentare il processo creativo dell'architettura è davvero affascinante e rende l’esperienza di visitare l’edificio un viaggio emozionale (
definizione di chiasmo).
Questi esempi segnano un cambio di paradigma nell'architettura, in cui il progetto diventa qualcosa di diverso. Non si tratta più solo di costruire spazi funzionali, ma di dare vita a esperienze e narrazioni. Questa soggettivizzazione dell’architettura ha portato a una maggiore attenzione verso le emozioni e le storie che un edificio può raccontare.
01.10.2024
L2 To Do:
Nuova soggettività. L'architettura tra comunicazione e informazione
di Antonino Saggio
link all'articolo"In questo scritto intendiamo porci una domanda: 'Quali sono gli auspicabili sviluppi dell'architettura nei prossimi anni?"
Così esordisce l'articolo, aprendo una riflessione che va ben oltre la mera questione tecnica o stilistica. Il tema centrale è la rivoluzione digitale e il suo impatto sull'architettura contemporanea e futura. L’autore evidenzia come l'informatica non sia solo uno strumento al servizio del progetto, ma una vera e propria forza trasformativa, paragonabile alla rivoluzione industriale che ha ridefinito l'architettura del Movimento Moderno.
La scomparsa della "cattedrale" come simbolo nell'architettura modernista viene riletta come il punto di rottura con una tradizione legata al significato e alla narrazione. Tuttavia, la crisi della produzione industriale degli anni '70 e '80 ha segnato il ritorno della dimensione simbolica e narrativa nell'architettura, culminando in opere come il
Museo Guggenheim di Bilbao
, simbolo di una nuova cattedrale culturale. Questo cambiamento, secondo l'autore, è strettamente connesso con la rivoluzione informatica, che trasforma ogni oggetto, architettura compresa, in una merce carica di informazione, immagine e narrazione.
L'articolo offre una riflessione profonda sul "come" dell'architettura contemporanea. Il paragone con il Bauhaus e le sue innovazioni, come l'uso della trasparenza, diventa il pretesto per ragionare su come oggi l’informazione possa diventare l'essenza stessa dell'architettura, passando attraverso concetti come interattività e ibridazione tra reale e virtuale.
La sfida per il futuro è capire come queste nuove tecnologie possano generare un'architettura dinamica, in continua trasformazione, capace di rispondere ai bisogni e ai desideri della società contemporanea.
In definitiva, l'articolo invita a immaginare un’architettura che non si limiti a essere un contenitore statico, ma che sia profondamente interconnessa e in grado di mutare e rispondere in tempo reale agli stimoli e alle esigenze del mondo circostante. Si tratta di un passaggio da una "Nuova Oggettività" a una "Nuova Soggettività", dove l'architettura diventa espressione della libertà e della vitalità dell’individuo, ben oltre la razionalità e la funzionalità che avevano caratterizzato il Modernismo.
Informatica e Architettura: Gli ITA da Francoforte a Firenze
di Antonino Saggio
link all'articolo"Gli architetti d'avanguardia stanno cercando di concepire una generazione di edifici e di spazi che hanno coscienza del cambiamento che l'informatica conduce e che siano capaci di esprimere questa rivoluzione."
L'articolo riflette sull'impatto trasformativo che la rivoluzione digitale sta avendo sull'architettura contemporanea, tracciando un parallelo suggestivo con la svolta rinascimentale. Così come Leon Battista Alberti e Masaccio introdussero una nuova visione spaziale basata su principi geometrici e prospettici, oggi l'informatica sta riorganizzando i concetti di spazio e costruzione. L'architettura digitale non solo impiega strumenti avanzati per ideare forme complesse, ma permette anche la creazione di edifici flessibili, multifunzionali e interattivi, capaci di adattarsi ai bisogni degli utenti in tempo reale.
I "Nati con il computer" sono i protagonisti di questa nuova era. Questi architetti (e noi futuri architetti), spesso con background in computer science e architettura, stanno ridefinendo il modo in cui pensiamo e realizziamo edifici. Non si limitano a disegnare con strumenti digitali, ma integrano l'informatica nei processi progettuali, come dimostrano gli studi di
Gehry,
Foster + Partners e
Arup
, che usano algoritmi complessi per modellare forme fluide e superfici non lineari. Il risultato sono opere come il
Terminal di Yokohama
, che sarebbe stato impensabile senza l'uso del computer per gestire le variabili architettoniche e funzionali.
In parallelo, l'articolo segnala come l'informatica abbia aperto nuove frontiere per la personalizzazione dell'architettura. Mentre il movimento moderno puntava sulla standardizzazione e sulla produzione in serie, oggi i progettisti lavorano per adattare gli edifici alle specifiche esigenze dei luoghi e delle persone. Questo si riflette nella concezione di spazi urbani non più organizzati in zone monofunzionali, ma in ambienti fluidi, che integrano diversi usi e funzioni.
L'informatica, secondo l'autore, non è solo uno strumento, ma un vero e proprio linguaggio estetico e funzionale. Non solo permette la realizzazione di forme innovative e di processi costruttivi più efficienti, come nel caso delle tecniche a controllo numerico utilizzate dallo studio
Jakob & Mac Farlane
, ma diventa essa stessa una componente dell'architettura, dalla gestione dei sistemi informativi fino alla creazione di ambienti reattivi e interattivi come il
Mynt, progettato da Gianni Ranaulo.
Infine, l'articolo suggerisce che siamo solo agli inizi di questa nuova era digitale in architettura. La mostra di Francoforte, così come l'Expo 2002 di Neuchatel, sono stati segnali di come l'informatica non stia solo modificando gli strumenti e i processi, ma l'essenza stessa dell'architettura. Le nuove tecnologie stanno ridefinendo i limiti del possibile, aprendo la strada a un futuro in cui l'architettura sarà sempre più dinamica, personalizzata e interattiva, rispondendo ai cambiamenti culturali e tecnologici del nostro tempo.
Io e Internet. Breve storia della rete, da Arpanet ai nostri giorni
di Antonino Saggio
link all'articolo"Internet è una sfida per la comprensione delle sue potenzialità, una sfida che dobbiamo accogliere con creatività. E lottare per la sua sostanza di progresso e libertà."
Questa affermazione riassume perfettamente il messaggio centrale dell’articolo, che esplora l’evoluzione e l’impatto di Internet nel corso degli anni, a partire da
Arpanet
fino all’era contemporanea. L’autore offre una panoramica affascinante e personale sulla storia delle tecnologie digitali, sottolineando come queste abbiano trasformato la comunicazione, l’informazione e la didattica.
L’articolo è un viaggio attraverso l’innovazione, evidenziando momenti chiave come l'invenzione del
World Wide Web
da parte di
Tim Berners-Lee e il successivo sviluppo di strumenti come
Google
e i blog. Queste innovazioni non solo hanno reso la conoscenza più accessibile, ma hanno anche democratizzato la creazione e la condivisione delle informazioni. Il racconto dell’autore sulla creazione del suo sito web e sull’adozione di tecnologie come i podcast e gli open data riflette un approccio proattivo all'uso di Internet, evidenziando l'importanza di non essere semplici consumatori, ma attivi "trasmettitori di informazioni".
Un aspetto interessante è la riflessione sui pericoli e le sfide dell’era digitale, come l’ascolto costante da parte dei dispositivi intelligenti e la potenziale violazione della privacy. La visione dell'autore su Google come una sorta di "dio" dell'informazione mette in luce le implicazioni etiche di una tecnologia così pervasiva.
Infine, l’invito a sfruttare le potenzialità di Internet con creatività e responsabilità è cruciale. La tecnologia deve essere vista non solo come uno strumento, ma come un'opportunità per innovare e migliorare le nostre vite e la società nel suo complesso. Con il continuo sviluppo del Web 3.0 e delle sue caratteristiche, la sfida rimane quella di navigare in questo nuovo mondo con consapevolezza e intento critico, per garantire che la libertà e il progresso siano sempre al centro di questa evoluzione.
Quando parliamo di TERZA ONDATA non possiamo non citare Alvin Toffler , sociologo statunitense e auto-definito "futurologo" e autore del libro La Terza Ondata ( The Third Wave, 1980).
Lo scrittore utilizza il termine ondata per descrivere grandi cambiamenti o trasformazioni che attraversano la storia dell'umanità, influenzando profondamente la società, l'economia, la politica e la cultura. Ogni "ondata" rappresenta una fase di sviluppo umano caratterizzata da un determinato tipo di organizzazione sociale ed economica.
Toffler identifica tre principali "ondate" nella storia:
- Prima Ondata: Società Agricola. Dall'inizio dell'agricoltura (circa 8000 a.C.) fino alla rivoluzione industriale (XVIII secolo). Questo periodo rappresenta il passaggio da società nomadi di cacciatori-raccoglitori a società stanziali basate sull'agricoltura. La società si struttura attorno al bene agricolo, l'80-90% della popolazione è dedita all'agricoltura, mentre nei settori secondario e terziario non si raggiunge il 5%;
- Seconda Ondata: Società Industriale. Rivoluzione Industriale (dal XVIII secolo alla metà del XX secolo). Con l'industrializzazione, molte persone migrarono dalle campagne verso le città per lavorare nelle fabbriche.
L'agricoltura inizia ad essere meccanizzata e richiede meno manodopera (20-30% della popolazione). Il settore industriale diviene il motore economico della società, con la maggior parte della popolazione impiegata nella produzione di beni materiali, nelle fabbriche e nell'industria pesante (40-50%). I servizi cominciano a crescere, soprattutto con lo sviluppo del commercio, delle banche, dei trasporti e dell'amministrazione pubblica, raggiungendo il 20-30% della popolazione. - TERZA ONDATA: SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE. Dalla metà del XX secolo a oggi. Il settore terziario è il cuore della Terza Ondata di Toffler. La maggior parte delle persone oggi lavora nel settore dei servizi, della tecnologia, dell'informazione e della conoscenza, con una crescente enfasi su settori come la sanità, l'istruzione, la finanza, le telecomunicazioni e i media (70-80%). Anche se la produzione industriale è ancora importante, molte attività produttive sono state automatizzate o esternalizzate, le società post-industriali hanno visto un declino nell'occupazione industriale diretta (15-25%), e solo una piccola parte della popolazione è ora coinvolta nella produzione agricola (2-5%).
A partire dal primo prototipo di automobile a motore a scoppio, la Patent Motorwagen (brevettata nel 1886), proseguendo fino agli anni '20 del Novecento, l'industria automobilistica richiedeva una notevole quantità di manodopera legata al settore industriale. Gran parte della forza lavoro era composta da operai impiegati nella produzione in fabbrica, dove l'assemblaggio e la costruzione delle automobili erano processi fortemente dipendenti dal lavoro manuale.
Oggi, la produzione automobilistica richiede meno manodopera diretta grazie all'uso di macchine automatizzate e robotizzate. Le automobili moderne integrano complessi sistemi basati sull'elettronica, e l'uso dell'informazione gioca un ruolo cruciale nel rendere il prodotto industriale più flessibile e personalizzabile. A differenza del celebre motto di Henry Ford, "Possono avere qualsiasi colore desiderino, purché sia nero", l'industria odierna punta sulla personalizzazione, consentendo ai consumatori di scegliere tra un'ampia gamma di opzioni. Questo ha portato a un vero e proprio cambio di paradigma, spostando l'attenzione dalla produzione di massa standardizzata alla SOGGETTIVIZZAZIONE del prodotto, ovvero un'offerta adattata ai gusti e alle esigenze individuali.
Ma cosa significa la TERZA ONDATA nell'ARCHITTETURA?
Durante l'epoca agricola, l'architettura era strettamente legata agli eventi e ai momenti celebrativi dell'uomo. Le costruzioni servivano a rappresentare la sua esistenza, il suo legame con la comunità e con la natura circostante. L'architettura non era solo funzionale, ma simbolica:
"io esisto in quanto rappresento".
Le strutture architettoniche riflettevano la vita sociale e religiosa delle persone, incarnando valori collettivi e identità culturali attraverso monumenti, templi e edifici che celebravano la loro connessione con il mondo agricolo.
Nella fase industriale, l'architettura subisce una trasformazione profonda: l'enfasi si sposta dalla rappresentazione simbolica alla funzionalità. Gli edifici diventano strumenti di efficienza e produzione, riflettendo l'ideologia industriale. Fabbriche, ponti, infrastrutture e abitazioni di massa incarnano il principio:
"io esisto in quanto funziono."
L'estetica cede il passo all'efficienza, con materiali come l'acciaio e il cemento che rappresentano la modernità e il progresso tecnologico.
Nella Terza Ondata, l'architettura cambia ancora. Con l'avvento della società dell'informazione e della digitalizzazione, la funzione dell'architettura non si limita più al costruire spazi utili, ma si estende alla comunicazione e alla trasmissione di informazioni:
"io esisto in quanto informo".
Gli edifici diventano interfacce intelligenti, integrando tecnologie che dialogano con l'ambiente e con chi li abita. La personalizzazione, la sostenibilità e l'uso di dati digitali permettono di creare spazi dinamici e adattabili, in grado di rispondere ai bisogni mutevoli delle persone e della società, trasformando l'architettura in un medium di espressione e interazione.
Siamo entrati in una nuova fase: IL SALTO DEL PARADIGMA.
Il termine, definito da
Thomas Kuhn
nel suo celebre libro
La struttura delle rivoluzioni scientifiche,
si riferisce a un cambiamento radicale nella comprensione di un concetto o di un sistema.
Kuhn spiega che "la scienza non funziona linearmente, ma effettua salti di paradigma". Nel suo modello, un "salto di paradigma" avviene quando le anomalie e le incongruenze accumulate all'interno di un paradigma esistente diventano insostenibili. Questo porta a una crisi che culmina in una rivoluzione scientifica, dando origine a un nuovo paradigma che sostituisce il precedente.
Il salto di paradigma rappresenta quindi un profondo cambiamento nel modo di vedere e interpretare la realtà, non solo in ambito scientifico ma anche in altri contesti, come la tecnologia, la società e persino l'architettura. Stiamo vivendo oggi uno di questi momenti, in cui l'accumulo di nuove conoscenze e innovazioni ci porta verso un nuovo orizzonte, rompendo con i modelli del passato per abbracciare nuovi paradigmi più adatti alla complessità del presente e del futuro.
Com'è nato lo ZERO?
E qual è il processo evolutivo dell'arte del "contare"?
Il tutto ha inizio circa 25.000 anni fa..
- 1. L'uomo inizia a contare con le dita delle mani, arrivando quindi fino al numero 10 in singolo, probabilmente a multipli di esso in compagnia
- 2. Si inizia ad utilizzare il sistema delle tacche sugli alberi. Si scopre infatti il sistema di barrare multipli di 5 con dei segni trasversali

Giorgia Mingotto, una personale ipotesi di evoluzione da 1 a 2
- 3. I segni sugli alberi vengono sostituiti da dei sassolini raggruppati, aumenta quindi il massimale di conteggio in base alla disponibilità dei sassi
- 4. I sassolini vengono allineati all'interno di canalette scavate nel terreno per poter contare con più facilità
- 5. I sassolini vengono sostituiti da una tecnica più organizzata: vengono infilate 10 conchiglie bucate in un ramoscello, ogni ramoscello indica quindi una decina, arrivando così alla prima idea di abaco

Giorgia Mingotto, l'evoluzione da 4 a 5
- 6. Con l'arrivo dei greci si assiste all'assegnazione di nomi ai numeri, per poterli ricordare meglio, associano quindi alle canaline una sequenza di nomi/numeri (alfabeto greco)
- 7. Di conseguenza si assiste alla progressiva trasformazione da lettere a segni astratti, arrivando agli odierni numeri arabi. Non si conosce ancora il significato del numero 0
- 8. Si concepisce un valore antecedente all'1, che rappresenta il nulla, il non avere niente, lo 0.
Questo nuovo numero però simboleggia due cose: il NULLA e l'AZZERAMENTO.
Nasce così il numero 0 ed il significato di assenza, rispetto la presenza.. Un curioso ossimoro che ci porta alla concezione di 0 (assenza) e 1 (presenza), il CODICE BINARIO.
In seguito a questa evoluzione è alquanto interessante poter pensare ora ad una stretta relazione tra la prima fase, conteggio con le dita delle mani, e l'ultima, il codice binario.
È possibile contare con il sistema binario: infatti, con una sola mano possiamo ora contare fino a 31, considerando che il dito svolge la stessa funzione del bit: se alzato vale 1 e se abbassato vale 0.

immagine ricavata dal web
25.09.2024
L1: Una definizione di Informazione, il mistero delle 0
Intelligenza Artificiale: ChatGPT
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ChatGPT: Generative Pretrained Transformer
ChatGPT è uno strumento di intelligenza artificiale avanzato che utilizza l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP) per comprendere e generare testo in modo simile a quello umano. Basato su algoritmi di deep learning e pre-addestrato su enormi quantità di dati, ChatGPT sfrutta la tecnologia dei transformer per rispondere in modo fluido e coerente a diverse richieste.
Il modello si addestra inizialmente su grandi volumi di testo (pretraining) e poi viene affinato per specifici contesti (fine-tuning). Questo approccio gli consente di generare risposte pertinenti, anche in conversazioni complesse.
L'uso di ChatGPT solleva interrogativi etici, come la gestione della disinformazione e il rispetto della privacy. Tuttavia, il suo potenziale è enorme: è utile per l'automazione del servizio clienti, la generazione di contenuti, la traduzione e molto altro, rendendo la comunicazione più efficiente e accessibile.
Curiosità: chatting with chatGPT

Da Dato a Informazione
da A. Saggio, Informazione materia prima dell'architettura
.
Ecco un punto, realizzato appoggiando la matita sul foglio fino a lasciare un segno, il più piccolo possibile.
La domanda è: Quanto è grande?
È logico pensare a diverse ipotesi per misurarlo, come usare una lente d'ingrandimento o un metro. Tuttavia, non possiamo fare riferimento alla Geometria Euclidea, perché ci troviamo nel campo della misurazione. Per misurare, dobbiamo basarci su un postulato fondamentale: il punto, come scrisse Euclide, "non ha parti", ovvero non ha dimensioni.
Eccoci quindi in una contraddizione: per misurare quel punto sul foglio, dobbiamo basarci sul postulato della sua immisurabilità.
Per risolvere questa contraddizione dobbiamo procedere con diverse formulazioni:
- 1. chiamo il punto DATUM (dato) poiché trattasi di un elemento di modifica di una situazione precedente (infatti prima il foglio era bianco, ora presenta una modifica)
- 2. questo dato è soggetto ad infinite CONVENZIONI. Applicare ad un dato una convenzione innesca la "formazione" di un mondo.
- 3. l'INFORMAZIONE è l'applicazione di una CONVENZIONE a un DATO. Ora, riferendoci al segno sul foglio ci chiediamo: cos'è? è un ovale, una linea chiusa (convenzione geometrica); un uovo, la terra, un anello (convenzione semantica); la LETTERA "O" (convenzione alfabetica); il NUMERO "0" (convenzione numerica).
Tutto questo dipende dalla convenzione, ne deduciamo quindi che dare una convenzione a un dato mi da l'INFORMAZIONE - 4. in informatica non esistono dati ma sempre e solo INFORMAZIONI
- 5. Di conseguenza, se in informatica non esistono dati, ma solo informazioni, allora in informatica è tutto IN-FORMAZIONE, difatti se qualcosa arriva nel sistema elettronico deve per forza obbedire ad una convenzione.
Questa formulazione considera che l'informazione è in-formazione: in costante, dinamico, inesausto, muoversi e divenire. Quindi l'informazione è, per definizione, una massa fluida che deve prendere "ancora" forma. Ecco una definizione di INFORMARE: "informare vuol dire "modellare secondo una forma" e le informazioni sono di questa modellazione "gli atti"."¹ - 6. Se in informatica è tutto in-formazione, il prendere forma dell'informazione si definisce MODELLAZIONE e si esplica nella creazione di modelli. Il MODELLO ("Schema teorico elaborato in varie scienze e discipline per rappresentare gli elementi fondamentali di uno o più fenomeni o enti."²) è allora la forma che assumono le informazioni, è la forma in cui vengono modellate le informazioni.
Ma questo approccio esiste anche nell'architettura? Assolutamente si, nel BIM!
riferimenti:
¹ N. Zingarelli, Vocabolario della lingua Italiana, decima edizione, Zanichelli, Bologna 2024
² Zingarelli, cit
il triangolo fondativo: CRISI - MODERNITÀ - INFORMATION TECHNOLOGY
è assurdo pensare come, per capire il ruolo e l'impatto dell'INFORMATICA, siamo obbligati ad utilizzare il termine CRISI.
Ma partendo dalle basi: che cosa vuol dire CRISI?
"Stato di forte perturbazione nella vita di un individuo o di un gruppo di individui, con effetti più o meno gravi: essere in c., attraversare un momento particolarmente difficile; mettere in c., in situazione di grave difficoltà; analogam., andare in c., entrare in c., superare una crisi. [...]" ¹
Questo termine è inoltre punto iniziale dal quale si può parlare di MODERNITÀ, la quale offre diversi usi:
- scansione cronologica (differenziando mondo antico e mondo moderno);
- aggettivazione (moderno come "nuovo", in opposizione al "vecchio"; in riferimento all'architettura si utilizza il termine per la prima volta nel Congresso Internazionale di Architettura MODERNA del 1928);
- funzione di crisi, "La modernità è quella che trasforma la crisi in valore e suscita un'estetica di rottura e cambiamento."², proprio come un'equazione matematica.
CRISI infatti è una situazione caotica e confusionaria dalla quale bisogna "uscire", quindi trovare una soluzione o, semplicemente, da cui si assiste ad un nuovo inizio, un archetipo, un PARADIGMA.
esempi:
in ARCHITETTURA
a Firenze nasce un'invenzione para-scientifica: la PROSPETTIVA (crisi),
una maniera di rappresentazione in 2D della profondità dello spazio, ma come creo
la nuova architettura ora che esiste la prospettiva?
Tramite la creazione di linee convergenti verso un unico punto (modernità).
[Brunelleschi, Basilica di San Lorenzo]
[Brunelleschi, Portico degli Innocenti]
nell'ARTE
Si inizia a porre il soggetto all'interno di uno spazio prospettico (crisi) creando
scene teatrali grazie allo specchio e alla camera oscura, secondo un
ragionamento scientifico, in quanto permette la verifica a ritroso (modernità).
[Masaccio, La Trinità]
[Piero della Francesca, Città ideale]
nel CINEMA
Nasce il cinema sonoro (crisi) che comporta uno stravolgimento
delle abitudini dell'epoca di "fare cinema", ora valore imprescindibile
per un attore è la VOCE (modernità).
[Michel Hazanavicius, The Artist]
[Damien Chazelle, Babylon]
ecco, l'INFORMATION TECHNOLOGY è come la PROSPETTIVA, porta ad un PARADIGMA, ovviamente anche nell'architettura.
E sta a noi trovare, proprio come fece Brunelleschi, una soluzione a questo paradigma, una nuova MODERNITÀ in grado di valorizzare l'informatica.
riferimenti:
¹ Treccani, significato di "Crisi"
² risposta di Bruno Zevi durante un dialogo con il professor A. Saggio alla domanda: "Cos'è per te la modernità?"